Nei pressi del nuraghe si praticava una cerimonia dal tono piuttosto raccapricciante per noi, ma forse del tutto naturale per le popolazioni di quel tempo: l’UCCISIONE dei VECCHI GENITORI da parte dei PROPRI FIGLI, come sicuro fattore socio-economico, in quanto, verosimilmente, essi non rappresentavano più forza produttiva e quindi erano anche impossibilitati a badare a se stessi. I condannati morivano sotto i colpi di bastone con il riso sulle labbra, come già Omero e Platone avevano testimoniato nei loro scritti. Tale GHIGNO, perché in effetti di questo si trattava, doveva essere il risultato di una bevanda etilica somministrata sia ai morituri che agli esecutori o, forse, anche l’effetto di quella che veniva indicata come erba sardonica, un ranuncolo velenoso che si riteneva crescesse in Sardegna e producesse, in chi ne avesse mangiato, un rumoroso riso convulso.
L’erba sardonica ancora oggi non è stata ufficialmente identificata, pertanto non vi è certezza su quale pianta gli antichi nuragici ritenessero sardonica, sebbene esistano diverse ipotesi contrastanti in merito.
Il ghigno tipico, quindi, era più che altro un’alterazione della muscolatura facciale, posta in essere per dare all’intera macabra cerimonia un ché di artificialmente grandioso da parte di tutti i partecipanti. E da questo macabro modo di ridere, quindi, deriverebbe l’antica espressione RISO SARDONICO (in latino Risus sardonicus) .