Ebbene si, il “bel paese” a differenza di molti altri stati garantisce diritti e tutele anche (e sopratutto) a chi agisce in mala fede per arricchirsi alle spalle degli onesti cittadini.
Considerando il complesso sistema normativo vigente in Italia, sopratutto per quanto riguarda le leggi a regolamentazione del giornalismo, per poter esprimere in maniera corretta la propria opinione e diffondere notizie di interesse pubblico si è indispensabile avere particolari competenze. Non solo bisogna conoscere la legge, ma anche la giurisprudenza e le decisioni del garante della privacy. I rischi sono elevati: non solo ci si potrebbe esporre a cause di richieste di risarcimento del danno, ma anche a sanzioni di carattere penale.
Anche i giornalisti di “Striscia la Notizia” sono caduti nella trappola giuridica italiana, con una condanna per violazione della privacy dopo aver mandato in onda un filmato nel quale viene incastrato un truffatore, facendo circolare la sua immagine e i suoi dati personali.
La Cassazione in una sua sentenza, aderendo alla decisione del Garante della Privacy al quale aveva fatto ricorso il “truffatore”, pur ammettendo l’interesse del pubblico ad essere informato e riconoscendo il ruolo di denuncia svolta dalla trasmissione televisiva, ha censurato il servizio poichè in contrasto con il diritto alla riservatezza dei dati e all’immagine.
Il Garante, infatti, ha ribadito che né il diritto di cronaca, né il fine giustificano la pubblicazione dei filmati.
L’autore della truffa era un perfetto sconosciuto e, quindi, sempre secondo il Garante, la pubblica opinione non aveva interesse a conoscere il suo volto. La storia si poteva comunque raccontare esercitando il diritto di cronaca, omettendo i dati personali del truffatore.
Per la Cassazione la decisione del Garante è un parere autorevole e, in quanto tale, bisogna conoscerlo ed attuarlo.
Dal danno alla beffa! Questa sentenza indica chiaramente quale sia al giorno d’oggi l’orientamento giuridico delle autorità in merito e sebbene discutibile resta comunque la via preferita dalla giustizia italiana.
Chiamare ladro o truffatore chi ha commesso tali reati è illegale
Ebbene si, oltre al divieto di pubblicazione e divulgazione di nomi, cognomi e foto dei delinquenti in questione, anche solo chiamarli ladri o truffatori (anche in virtù di una condanna definitiva) è un reato punito dalla legge italiana.
Chi titola certi personaggi con tali aggettivi commette il reato di diffamazione o ingiuria in quanto avrebbe violato l’onore di una persona.
Quali sono le conseguenze di tali orientamenti giuridici?
Innanzitutto offre protezione a tutti quei malintenzionati che, in altri paesi, si ritroverebbero in brevissimo tempo alla gogna mediatica, un deterrente che certamente avrebbe una certa efficacia.
Il divieto di diffusione ed informazione circa l’identità dei truffatori, fa si che essi possa continuare ad agire prendendo di mira vittime ignare della persona con cui hanno a che fare.
Il ladro o il truffatore può chiedere il risarcimento del danno?
La giurisprudenza ritiene ormai concordemente che il soggetto offeso possa chiedere un risarcimento economico anche per il danno morale subito. Il danno morale consiste nella sofferenza fisica o psichica che l’offeso ha dovuto sopportare a causa di un fatto illecito altrui e la sua liquidazione è rimessa, caso per caso, alla valutazione del giudice.