Il dizionario Treccani definisce Clickbait come «Adescamento a visitare le pagine di un sito Web, finalizzato all’aumento delle rendite pubblicitarie». Giornali (sempre più spesso anche testate giornalistiche storiche e dalla l’ottima reputazione, siti d’informazione e sempre più spesso anche blog, sfruttano il clickbaiting per rendere appetibili i loro contenuti, di qualsiasi tipo essi siano, e rubare click ai competitor.
Sebbene il clickbaiting, sia indubbiamente una pratica scorretta e sleale, è solo l’inizio di un inarrestabile degrado e declino dell’informazione sul web.
Attrarre “ingannevolmente” utenti a visitare i propri articoli non è certo sinonimo di correttezza ma qualora le informazioni contenute nella pagina “esca” siano veritiere e di qualità, si potrebbe quasi “accettare” il fenomeno.
Purtroppo, la tendenza del web moderno però non si ferma qui. Sempre più volte, dopo aver cliccato su un titolo interessante, ci si ritrova dinanzi ad una pagina priva di contenuti, mal scritta o semplicemente trattante argomenti totalmente differenti dalle aspettative.
Le motivazioni che hanno indotto alla nascita del clickbaiting
Come tutti ben saprete, nessun sito di informazione, o tanto meno le testate giornalistiche, possono offrire contenuti del tutto gratuiti. Questi soggetti sono delle vere e proprie aziende e pertanto con costi di mantenimento delle stesse e profitti da raggiungere.
Uno dei metodi di guadagno sul web (il più antico) è senza dubbio quello dei click pubblicitari e delle cosiddette impressioni. Va da se che una pagina web con migliaia di visite giornaliere porta quindi i suoi frutti in termini di ritorno economico.
Tuttavia, vista l’enorme crescita dei blog personali e non, dei siti di informazione e quant’altro, la stessa notizia viene ripetuta innumerevoli volte, generando così un’a concorrenza ‘enorme quantità di duplicati e ridistribuendo le visualizzazioni tra i tanti presenti online.
Sulla base di questo fenomeno, i furbetti dell’informazione online, hanno ben pensato di rendere i titoli dei loro articoli sempre più appetibili, scandalosi e talvolta immorali, all’esclusivo fine di attrarre i visitatori sulle loro pagine piuttosto che su quelle concorrenti.
Perchè il clickbait funzione?
Il fattore chiave, che sembra incidere sul successo del clickbait, è una sorta di “pigrizia cerebrale” che renderebbe improbabile al lettore ignorare i link in cui ci si imbatte. Non sempre si tratta di aprire necessariamente il link, né di leggere tutto quello che il documento contiene: i link condivisi sui social senza mai essere aperti e la permanenza media su una pagina web mai superiore alle frazioni di minuti dimostrano, infatti, come nella maggior parte dei casi ci si lasci solo incuriosire, ed ahimè influenzare, dalla sola lettura dei titoli, anche se effettivamente non si è interessati fino in fondo ai contenuti. È come se si sommassero, insomma, una sorta di istinto primordiale che implica la necessità di essere a conoscenza degli eventuali pericoli che provengono dall’ambiente esterno — non a caso il clickbait pare essere più efficace soprattutto con parole che evidenziano un imminente pericolo o uno scandalo — e un innato bisogno di condivisione di pensiero che porta ad uniformarsi alla massa, condividendone e replicandone le azioni ed i comportamenti. Insomma una vera e propria manipolazione psicologica indiretta alla quale diventa difficile sottrarsi.
Il vero problema: aumento della tendenza a credere alle fake news
Il vero fattore preoccupante, legato a quanto enunciato in precedenza, è quello rilevato da recenti studi che evidenziano come la tendenza a credere alle fake news sia in costante aumento sui social network, sopratutto quando a condividerle sono proprio i nostri amici/contatti, che rivestono per un buon 60% degli utenti una vera fonte di autorevolezza – l’ha condiviso una persona di cui mi fido, perciò non può essere falsa – un pò come avviene per i cosiddetti influencer, blogger o similia, di cui ci si fida sempre più.
Il fenomeno parallelo dei siti comparativi
Un’altro fenomeno similare, è quello dei siti comparativi, alcuni di essi sono gestiti da redattori attenti ai contenuti, persone che hanno davvero provato, testato e studiato i prodotti di cui creano schede comparative e recensioni di enorme valore. Altri, invece, creano comparative fittizie, basate talvolta su recensioni altrui recuperate da siti di ecommerce. Parleremo più in dettaglio di questo fenomeno in un altro articolo.
Come difendersi?
Sebbene per altre forme di truffe/frodi online il suggerimento cardine sia quello di evitare ogni tipo di interazione, per quanto riguarda il clickbaiting i suggerimenti da seguire sono contrastanti.
Innanzitutto bisogna partire dal presupposto che soffermarsi alla mera lettura di un titolo di giornale possa darci una qualsivoglia informazione è sbagliato!
In secondo luogo è sempre bene verificare la fonte di tali informazioni, spesso ad esempio, si trovano post ad articoli con tanto di grafica clonata da note testate giornalistiche ma che nulla hanno a che vedere con le stesse. Questo fenomeno è assolutamente similare a quanto già trattato in un altro nostro articolo in cui parlavamo dei “siti truffa”: Come evitare di cadere nel tranello dei siti truffa.
Come si identifica a livello legale il clickbaiting? Ne abbiamo parlato nell’articolo Clickbait: aspetti legali in Italia.
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